Ascoltando GliArchiEnsemble


Vibrano uno dietro l’altro,
prima un violino, poi l’altro.
Entrano in scena: c’è pure la viola,
gli accordi che suonano dai violoncelli,
la voce del contrabbasso.
Sono undici voci,
che vibrano nell’aria fresca di primavera
o in una fredda notte invernale,
riscaldandola con l’emozione.
Il suono irrompe grave
sull’anima impazzita,
che si frantuma in polvere d’argento.
Sono gli archi,
che fanno rivivere la musica di un tempo dimenticato,
che risorge in un battito del cuore.
Serena Marotta

Come in un sogno

Come in un sogno

Nuoto verso l’infinito: l’acqua è gelida,

la sento trepidare tra le braccia.

Ora la carezza dell’onda avvolge il corpo,

il suono del mare parla alle orecchie:

nuoto libera nell’abbraccio del sale,

il cielo avvolge il gesto con un sorriso,

il sole accarezza la pelle,

dandole il rossore di un primo bacio.

Lontano sento uno stormo cantare il verbo amare:

l’eco lo accompagna.

Intanto immagino il volto di un uomo,

che mi accompagna con passi decisi sulla sabbia:

tremo sotto lo sguardo delle sue ciglia, che vibrano al vento.

Ci immergiamo in un sogno di estate eterna:

il calore del pensiero mi dĂ  la forza di reagire,

ho con me il ricordo di quel volto, che avvolge i pensieri e li scandisce:

ora sono piĂą vicini e ho la sensazione di accarezzarli con le mani.

Dondolo nel ricordo, guardando al presente:

c’è ancora quel volto, che accompagna il vibrare del pensiero.

Consumo fogli di carta, che portano con sé il profumo che ho immaginato,

il colore dell’inchiostro assomiglia al sorriso di quel volto d’uomo, che sa sorprendermi.

Le parole che scorrono libere sono gocce di pioggia leggera, che bagnano il mare,

dove sto nuotando sogni.

Serena Marotta

Il tempo


Ho imprigionato il tempo
a ritmo di battiti
e ripercorro i sentieri
della mia giovinezza:
erano margherite
su un prato verde.
Erano vasi di cristallo
da tirare a lucido.
Erano gioie di fanciulla.
Ho imprigionato il tempo
a ritmo di battiti:            
sono donna, moglie, madre.
Ho imprigionato il tempo
a ritmo di battiti:
sono nonna e
i miei occhi guardano lontano
un profilo di donna,
che ripercorre i sentieri
della sua giovinezza
a ritmo di battiti.
Serena Marotta
foto di Zino Citelli 

L’occhio della luna


Il tuo sguardo maestoso
riflesso dalla luce,
che dondola il sonno
della cittĂ ,
che sta per addormentarsi.
Con l’occhio della luna
catturi sogni di ali,
che volano lontane.
Con l’occhio della luna
osservi dall’alto
e da privilegiato ascolti
il rumore del silenzio.
Con l’occhio della luna,
sonnecchi soddisfatto
in attesa di un giorno nuovo
per volare, dominando il cielo
sopra la città, la tua.  
Serena Marotta
   
 foto di Zino Citelli

L’esperienza di un volto


Occhi scolpiti dalle rughe,
capelli, che si colorano d’argento,
gambe che piano piano lasciano
il passo ai giovani.  
La mente,
che scandisce i ricordi.
Parole che si trasformano in
percorsi di vita:
l’età ha il mio volto.
L’esperienza di un volto
è da condividere:
l’espressione del tempo
è un regalo della vita.
Chiudo la porta alla solitudine
e mi affaccio al mondo
con il sorriso.
Le mie mani
profumano di terra.
Le mie gambe
hanno attraversato
fiumi di pensieri.
Sono tornato nel luogo,
dove sono nato,
per condividere con le mie sorelle
ancora un saluto alla vita. 
Serena Marotta
 foto di Zino Citelli

IL viaggio della vita


Ho messo dentro i miei sogni,
la speranza, la passione, l’amore
per affrontare il viaggio della vita.
Una strada lunga e tortuosa,
che percorro a piedi nudi.
Una strada costellata,
fatta di spazi silenziosi,
di rumori di vita.
Ho messo dentro pensieri per gli altri,
sorrisi, desideri
per affrontare il viaggio della vita:
ho ascoltato il dolce suono del mare,
il soffio del vento, l’odore del verde.
Ho messo dentro la mia anima
per affrontare il viaggio della vita,
in attesa che il mio sogno si avveri…
Serena Marotta
 foto di Zino Citelli

L’amore


Occhi grandi, neri, splendenti,
sorriso di margherita,
profumo di rosa:
l’amore ha i tuoi occhi,
uomo gentile,
anima coraggiosa,
che volteggi nell’aria.
L’amore ha le tue mani,
che accolgono il respiro
affannato di chi ne ha bisogno.
L’amore ha il tuo volto,
che imprigiona i battiti.
L’amore ha le tue braccia,
che avvolgono il mondo.
Serena Marotta
Fonte immagine: Internet

Palermo è la mia città, villino Florio


La villa, raggiungibile da via Guglielmo Oberdan, fu edificata nel 1899 su progetto di Ernesto Basile. All’esterno presenta corpi asimmetrici, torrette e terrazze. Gli interni – i cui arredi furono realizzati nel 1902  dalla ditta Ducrot – sono stati curati meticolosamente nella decorazione floreale, che investe ogni minimo dettaglio: dal grande fregio, che orna il soffitto ligneo del salone del primo piano alle singole maniglie. 
Gli interni, devastati dall’incendio del 1962, erano elegantemente definiti. Al piano terra, c’erano la sala biliardo ed i servizi. Al primo piano, ci sono i saloni di rappresentanza dove si possono ammirare i resti di un camino in legno, ed il soffitto a travature in mogano, percorso diagonalmente da un fregio floreale. Al secondo e al terzo piano, si trovano le stanze da letto e i bagni. 
Il sistema di collegamento tra i piani si avvale di uno scalone monumentale in noce. Il villino fu utilizzato inizialmente come foresteria e padiglione per ricevimenti. Divenuto nel 1909 residenza di Vincenzo Florio, che lo abitò sino al 1911. Dopo il 1918 la villa passò ad altri proprietari. Dopo l’incendio del 1962 fu acquistata dalla Regione siciliana ed è rimasta inutilizzata sino al restauro del 2002. Oggi è destinato ad esposizioni temporanee ed è sede di rappresentanza dell’Assessorato regionale Beni Culturali ed Ambientali.  

Lorenzo Gatto photographer
by GattodeFigueroa PhotoArt
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