Sognando

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=fJSDn6uxLz0]

  http://ufepalermo.it/



«Me ne sto lì seduto e assente, con un cappello sulla fronte

e cose strane che mi passan per la mente

avrei una voglia di gridare, ma non capisco a quale scopo

poi d’improvviso piango un poco e rido quasi fosse un gioco

Se sento voci, non rispondo / Io vivo in uno strano mondo

Dove ci son pochi problemi / Dove la gente non ha schemi[…]

Le braccia indietro forte spingo / E a questo punto sempre piango

Mio Dio che grande confusione, e che magnifica visione

un’ombra chiara mi attraversa, la mente[…] ».

Sono solo alcune strofe della canzone “Sognando” del cantautore Don Backy, che nel 1971 la

propose per la voce di Mina, e che racconta della pazzia, della vita di un malato di mente rinchiuso

in un manicomio, anticipando di almeno trent’anni la tematica del disagio mentale.

Allora c’erano i manicomi, aboliti poi con la legge Basaglia nel ’78. Proprio con Franco Basaglia

ha lavorato Renzo De Stefani, primario del Servizio di Igiene Mentale di Trento, ideatore degli Ufe,

Utenti familiari esperti, ovvero gli “esperti per esperienza”: pazienti o familiari che aiutano i malati

che stanno vivendo la loro stessa esperienza, affiancando i medici e gli operatori nell’accoglienza

del malato. Da Trento a Palermo: nasce a marzo del 2012 l’associazione onlus “Ufe Palermo”con

la dottoressa Lucrezia Notarbartolo come presidentessa e 24 iscritti e con la collaborazione degli

operatori del Modulo 1 del Dipartimento di Salute Mentale di Palermo ed in particolare della

dottoressa Grazia Guercetti, della dottoressa Chiara Majorana, della dottoressa Diana Dessy,

dell’infermiera professionale Caterina Sorce. «Presso il Csm di via Giuseppina Turrisi Colonna

– spiega la dottoressa Grazia Guercetti – a settembre scorso, si è creato un gruppo a cui hanno

partecipato utenti e familiari, che si è riunito per un ciclo di incontri psicoeducativi. Ciò è servito

– continua la dottoressa – ad approfondire alcuni aspetti della malattia mentale, delle relative

terapie, degli ambiti di cura, della legislazione che regolamenta la materia, oltre ad imparare a

comunicare adeguatamente sentimenti positivi e negativi. I partecipanti hanno quindi chiesto di

costituirsi in un gruppo di auto-mutuo-aiuto in cui utenti e familiari si confrontano, raccontando le

proprie esperienze, coadiuvati dagli operatori del Modulo 1. Da qui è nato il desiderio di costituirsi

in associazione, ispirandosi al modello trentino ed agli Ufe». L’intenzione dei membri è quella di

proporsi come Ufe nei Servizi di salute mentale. Presto quindi si passerà alla quarta fase: lo stage

presso la Cta, Comunità terapeutica assistita, il reparto di psichiatria dell’ospedale Civico e i Csm,

Centri di salute mentale.

Alba

Oggi ti ho vista per la prima volta
ho danzato tra le onde del mare
ho sentito il mio corpo vibrare avvolto da un nuovo abbraccio
sospesa dall’aria di un respiro
ho cercato quello sguardo sincero e l’ho trovato in te
seguo il battito e non riesco a fermare la sua corsa che cresce con te e di te
sento il sapore della primavera
mentre cammino in punta di piedi per non calpestare il tuo pensiero
Serena Marotta
(2 aprile 2012)

Palermo, Villa Giulia

Nel 1787 Johann Wolfgang Goethe lo aveva definito “il più meraviglioso angolo della terra” ed è qui che – durante le sue visite – si fermava per leggere Omero. Siamo all’interno di Villa Giulia, la prima villa comunale realizzata a Palermo e la terza in Europa. Costruita tra il 1775 ed il 1777 per volere del pretore Antonio La Grua, marchese di Regalmici, prende il nome da quello della moglie del vicerè Marcantonio Colonna.

L’ingresso principale, realizzato in stile neoclassico, oggi rovinato e in disuso, si affaccia sulla passeggiata a mare. I visitatori accedono ormai dalla Porta Carolina, ingresso secondario aperto nel 1864 su via Lincoln. Il cuore della villa è rappresentato dalla grande piazza delle esedre, con quattro edicole di Damiani Almeyda. Al centro della piazza si trova una vasca, opera di Ignazio Marabitti, con un putto-Atlante che regge il dodecaedro, orologio solare a dodici facce (oggi gli orologi originali non esistono più) inventato alla fine del XVIII secolo dal matematico palermitano Lorenzo Federici.

La principale opera d’arte all’interno di questo “salotto all’aperto” è la fontana del Genio di Palermo, opera del Marabitti, sistemata in un’esedra alla fine del “viale del mare”. Intorno alla statua del Genio sono disposti una serpe, un cane e una cornucopia: simboli della Prudenza, della Fedeltà e dell’Abbondanza. E ancora: la statua della Rabbia, dell’Ira e dell’Invidia, spostate qui nel 1779. Nell’Ottocento, poi, furono sistemati lungo i viali i busti di De Spuches, Pacini, Petrella, Leopardi, Donizetti, Bellini, Sac. Messina e Pietro Novelli. Infine, ci sono le gabbie vuote che, un tempo, ospitavano il leone e la piccola colonia di scimmie.

Serena Marotta

(28 febbraio 2011)