Esa il numero delle donne

Sei microracconti e un filo conduttore che li unisce tutti: la vita violenta che le donne conducono. Si tratta di storie vere che Carmen Costa – deliziosa scrittrice catanese – dal 1984 a Palermo, impegnata nel sociale – ha scritto in “Esa il numero delle donne”. Il libro è pubblicato da Spazio Cultura Edizioni. “Elsa – spiega l’autrice – è una sintesi di molte storie, che delle donne mi hanno raccontato in ufficio”. Confidenze non solo dalle colleghe ma anche dalle donne delle imprese di pulizie. Tra i racconti c’è quello di Caterina, che lavora appunto per un’impresa di pulizie. Caterina nasce da una famiglia molto modesta. Ha nove anni quando comincia a lavorare in una piccola azienda, che faceva parrucche. A 13 anni viene violentata dal datore di lavoro. A 17 sposa un uomo di 36 anni che la ama: le nascono tre figlie. Trova un lavoro presso un’impresa di pulizie, mentre ancora sta allattando una delle sue figlie, che ha sei mesi. Per farsi assumere, Caterina è costretta a portarsi la piccola al lavoro e a nasconderla dentro una busta di plastica. Ha, per fortuna, la solidarietà da parte delle altre colleghe. Un giorno devono fare un’ispezione: Caterina è terrorizzata che possano trovare la bambina e che la licenzino. Quindi decide di nasconderla in un armadietto dove ci sono tutti i fili del telefono.

Questi racconti sono legati l’un l’altro da più voci narranti.

C’è una voce narrante – quella principale – che parla di sé. Di questo ufficio un po’ tetro. C’è – tra le altre – la storia di una donna incinta che scopre di avere un menaloma e che le rimangono due mesi di vita. Sceglie di portare a termine la gravidanza e di non fare la chemioterapia come le avevano detto i medici. “Si innesca questa lotta tra quello che questa donna sente e quello che proviene dall’esterno”, dice Carmen Costa.

Esa è il numero sei, il simbolo delle donne, sei sono le storie vere raccontate in questo libro dove l’autrice evidenzia la difficoltà che hanno le donne, che “si adeguano e trovano risorse in un mondo dove non c’è posto per loro. La donna non deve diventare uomo per essere accettata. Se lavori devi dimostrare di essere più brava di un uomo due volte per andare avanti. A parità di incarico passa prima l’uomo poi la donna”.

Serena Marotta

(2 -12-2012)

Le fontane di Porta Felice

L’Aquila scolpita sul dorsale che – sino al 29 novembre 2010 – non si distinguevano più – con le spaccature su entrambe le vasche, che mostravano i segni lasciati dal tempo – oggi tornano a brillare.

Sono le due fontane laterali esterne di “Porta Felice”- uno dei monumenti fatto costruire dal vicerè Marcantonio Colonna e progettato da tre architetti del senato: Mariano Smiriglio, Pietro Novelli e Vincenzo Tedeschi tra il 1582 e il1637 – come racconta Rosario La Duca in “La città Perduta” – che la fantasia del passante aveva anche trasformato in ricettacoli di rifiuti.


Serena Marotta

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Senza tempo

Palermo, 7 novembre 2012


Quando ti vedo arrivare è come se guardassi i colori dell’arcobaleno, che scalfiscono il cielo dopo la pioggia leggera, che accarezza i corpi e lascia la terra bagnata, dove le impronte si intrecciano in un groviglio meraviglioso di odori.Serena Marotta


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