Lampedusa, il riscatto con “O’Scià”

Il suo nome deriva con ogni probabilità dal gioco bizzarro creato dalla natura: l’effetto dei lampi dei temporali nel Mediterraneo, che illuminavano l’isola e la rendevano visibile anche da lontano. Da qui Lampedusa. Appartenuta dal 1630 alla famiglia Tomasi – antenati dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del libro “Il Gattopardo”-. Diventata, tuttavia, famosa e ambita meta turistica, grazie ad un episodio ancora oggi avvolto nel mistero: il 15 aprile 1986 alle 17.30 una motovedetta libica, su ordine del colonnello Gheddafi, avrebbe bombardato con due missili Scud l’installazione radio americana Loran a Lampedusa. Una notizia che ha fatto il giro del mondo: c’è chi sostiene che non fu lanciato nessun missile, ma che fu una trovata degli americani (fecero passare due caccia sull’isola a elevatissima velocità simulando due bang supersonici) per contrastare l’avvicinamento politico-economico dell’Italia alla Libia. Insomma un espediente organizzato ad hoc.
Lampedusa oltre ad essere una meta ambita dai turisti per le sue bellezze naturali, proprio per la sua vicinanza all’Africa è anche lo scenario triste di storie di immigrati clandestini. Per riscattare la sua immagine e porre l’attenzione sul problema dell’immigrazione clandestina, dal 2003, durante l’ultimo week-end di settembre Claudio Baglioni organizza “O’Scià“, un festival musicale gratuito con la partecipazione di diversi artisti.

“O’Scià” dagli scatti di Serena Cimino


“Il vento di un respiro ci porterà vicino”. È questo lo slogan, che ha accompagnato la manifestazione di quest’anno, dal 28 settembre al 2 ottobre, sulla spiaggia della Guitgia. “Un’emozione dietro l’altra – racconta Serena Cimino, 25 anni, palermitana, studentessa del corso di laurea in professioni sanitarie alla Federico II di Napoli, che ogni anno non perde l’appuntamento con “O’Scià” -. Ogni sera abbiamo assistito a dei duetti che non vedremo mai, se non su quel palco magico, che ha visto alternarsi – tra gli altri – artisti, come: Roberto Vecchioni, Ornella Vanoni, Cristiano De Andrè, Noa, Francesco De Gregori…”.


“Per me Lampedusa è il Paradiso ed O’Scià una gradevole colonna sonora – conclude la studentessa -. Per i lampedusani e i clandestini è una piccola speranza, come una barchetta in mezzo al mare”.
Serena Marotta
(23-10-2010)

Vento nel Vento (Lucio Battisti)

Io e te
io e te
perché io e te
qualcuno ha scelto forse per noi
mi son svegliato solo
poi ho incontrato te
l’esistenza un volo diventò per me
E la stagione nuova
dietro il vetro che appannava fiorì
fra le tue braccia calde
anche l’ultima paura morì
Io e te vento nel vento
io e te nodo nell’anima
stesso desiderio di morire e poi rivivere
io e te…
E la stagione nuova
dietro il vetro che appannava fiorì
fra le tue braccia calde
anche l’ultima paura morì
Io e te vento nel vento
io e te nodo nell’anima
stesso desiderio di morire e poi rivivere
io e te…

Salvami

Gianna Nannini Extradream (2009) Salvami

Salvami mi fa male quando è sincero Salvami dimmi almeno che non è vero Guardami Passi sbagliati Angeli Soli e accerchiati Parlami Tu sai la verità Alzati ama per sempre Sbagliati Non serve a niente Vivere Se non si dà Alzati Nasci ogni volta Perditi Sotto il diluvio Spogliati Bella così sarai Guardalo Ha mani bellissime Guardalo E’ puro nell’anima Smettila se sai come si fa Alzati Ama per sempre Spogliati Ridi di niente Vivere ci basterà Alzati E’ un sentimento Libero Vero tormento Vivilo Guarda il sole brucia per te, per te, per lui La bocca trema di passione Per me, per me Rivoglio quel suo bacio senza mai fine Alzati Ama per sempre Sbagliati Non serve a niente Vivere Se non ci si dà Alzati Dentro al cielo E luccica Spazio infinito e libertà Che non finirà mai

Morirò d’amore

Giuni Russo Morirò D’Amore (2003)

Vento nei capelli e gli occhi al sole E richiami vigili nel cuore Affidavo all’aria i miei pensieri E le parole, le parole tue mi mancano Le parole urlate Poi dall’eco ripetute Cantano Morirò d’amore, morirò per te Il tuo sorriso l’allegria quanto mi mancano Le parole sussurrate, zitte, poi gridate Le parole tue per me Morirò d’amore, morirò per te Senti il vento contro le ringhiere Con te vicino passo le mie sere E le parole, le parole tue mi sfiorano Quelle parole che sai dirmi quando me ne voglio andare Vincono Morirò d’amore, morirò per te Socchiudo gli occhi e le tue mani mi accarezzano Quelle parole urlate poi dall’eco rimandate Che dal cielo cantano Morirò d’amore, morirò per te…

Addio Sandra Mondaini

“Ciao Sandra, un’altra persona con un cervello funzionante della televisione è sparita. Forse lassù lo puoi usare meglio. Tu e Raimondo ora siete, davvero, per sempre insieme”. Questo è solo uno dei numerosi messaggi che da questo pomeriggio stanno circolando sul web. Sono messaggi scritti dalla gente comune, dai suoi fan di tutte le età, per ricordare l’artista, la donna bella, elegante, di classe. La persona sensibile, altruista, ironica. E non solo. La compagna di Raimondo Vianello: si sono conosciuti nel 1958 e sposati dopo quattro anni. Loro sono stati insieme per cinquant’anni: una coppia che per sempre sarà ricordata come il simbolo dell’unione perfetta.
È morta oggi, Sandra Mondaini, 79 anni, poco prima delle 13, all’ospedale San Raffaele di Milano. Lei ha lottato per anni contro il cancro e lo ha fatto con dignità sino alla fine. La camera ardente sarà allestita negli studi televisivi Mediaset a Cologno Monzese, domani, dalle 16 alle 20, mentre i funerali si svolgeranno giovedì alle 11 nella parrocchia di “Dio Padre” di Milano 2. Sandra Mondaini – nata il primo settembre del 1931, figlia del pittore Giacinto Mondaini – ha iniziato la sua carriera negli anni Quaranta come modella. Poi il debutto al teatro, quindi il cinema, infine il successo in tv: da “Sbirulino” agli sketch “coniugali” con Raimondo in “Casa Vianello”.
Una carriera che ha dovuto abbandonare nel 2008. Poi cinque mesi fa il suo stato di salute è peggiorato dopo la perdita del marito Raimondo, morto il 15 aprile scorso. “Sandra e Raimondo sono l’amore che tutti sogniamo: sincero e vero, dove l’uno non può vivere senza l’altro. Per questo Sandra l’ha raggiunto”– scrive Marco -. Dal sito ufficiale ai social network, dai messaggi ai video, ognuno di loro ha per Sandra un pensiero, l’ultimo saluto. Dalla sua bacheca di Facebook Francesco la saluta così: «Voglio immaginare Raimondo che ti aspetta su una nuvoletta bianca… accogliendoti con un simpatico “ma pure qua mi sei venuta a cercare?!?”».

Serena Marotta
(21-9-2010)

"Caro don Pino, vorrei…" Lettere da Brancaccio

‘Caro don Pino, vorrei…’ Lettere da Brancaccio
Repubblica — 30 novembre 2008 pagina 1 sezione: PALERMO

«CARO padre Pino, vorrei che tu portassi un po’ di speranza nella mia famiglia e poi che mio padre non soffra più a causa del lavoro». Il lavoro, anzitutto. Poi la salute, lo studio, la pace, la giustizia sociale. In una sola parola: il futuro. L’ almanacco di sogni e bisogni di Brancaccio è un quaderno formato protocollo posto su un leggìo della chiesa di San Gaetano. i cronaca) nicola merendino è la testimonianza del legame fortissimo tra don Pino Puglisi e gli abitanti del quartiere dove il parroco lavorò e fu ucciso da un killer di mafia, nel 1993. Un killer la cui presenza aleggia sinistramente anche nel quaderno dei sogni: «Purtroppo la persona che ti ha ucciso e accusato è un mio cugino – si legge in una delle tante pagine fitte di appunti e firme – perdonalo come Dio ha perdonato tutti noi. So solo che lui è pentito e legge la Bibbia», scrive qualcuno che ha un legame di sangue con Salvatore Grigoli, l’ uomo che 15 anni fa premette il grilletto e che oggi ha scelto di diventare collaboratore di giustizia. L’ album si trova nella chiesa di San Gaetano dal 1994: ce lo mise don Mario Golesano, successore di don Puglisi, per tenere vivo il «contatto» della gente del quartiere con il sacerdote ucciso. Don Maurizio Francoforte, il parroco arrivato a San Gaetano nello scorso settembre, non ha mai avuto il tempo di sfogliarlo. «Perché – spiega – le cose da fare in parrocchia sono tante e più urgenti. Ho solo scritto sopra la data dell’ inizio del mio ministero qui a Brancaccio, un quartiere che per me non è tanto diverso da altri quartieri di Palermo». Ma la «normalità» di Brancaccio, sfogliando il quaderno, si intravede appena: disperata anche la situazione di «una madre in lotta»: «Interessati, ti prego, presso Dio, al cui cospetto ti trovi, per la mia famiglia che sta attraversando ogni genere di grave problema. In particolare ti affido alla preghiera mia figlia Sofia, una splendida ragazza di 21 anni che sta rischiando di perdersi», scrive Anna, che probabilmente si trova a che fare con il dramma della tossicodipendenza. E le difficoltà delle famiglie in un territorio a rischio come questo sono evidenti: «Assieme alla Madonna e al suo Figlio intercedi per me che sono sofferente, e per mio marito che si liberi dalla prigione e che diventi meno irascibile, fa che il lavoro gli vada bene. Dacci la pace», chiede una donna. «Il signore ci ha illuminati e siamo qui a pregare con te per la pace e la giustizia sociale», scrive qualcuno che attende il riscatto di quel quartiere oltre l’ Oreto che spesso appare lontano anche dalla stessa Palermo. Il desiderio di migliorarsi d’ altro canto è forte: «Aiuta me e Giusy a essere buoni genitori», chiede qualcuno lo scorso 30 ottobre. «Tu, modello di carità, aiutaci a non peggiorare in questo mondo di egoismo». I primi a volere un futuro diverso sono i più giovani, e tra di loro sono in molti a non avere mai conosciuto il parroco martire. Si sentono coinvolti dal suo carisma e vogliono realizzare qualcosa che possa migliorare la loro vita e quella di chi è loro vicino: «è la prima volta che ti scrivo, ti posso assicurare che farò qualcosa anche se piccola! La mia mente mi porta a sognare e sognando credo che qualcosa cambierà. Come hai detto tu: se ognuno fa qualcosa, tutto si può fare». Gli scrivono con calligrafia e grammatica ancora incerte e gli dichiarano affetto e gratitudine: «Caro padre, grazie a te, a mia madre con il parto cesario andò tutto bene. Anche la bambina adesso sta bene anche se quando è nata andava tutto male e invece ora va tutto benissimo spero sempre ringraziando sempre a te da Anna da Federica e da Francesca e da Simona. Ciao, ti voglio tanto bene asai». Un cuoricino alato sovrasta il messaggio. Così come un cuoricino alato sta nella pagina che qualcuno ha voluto dedicare alla zia scomparsa, raccomandandola a don Pino: «Cara zia Giovanna non piangere perché ti amiamo sempre. Da tutti, Zia Giovanna ti amo. Ciao amore x sempre». A Brancaccio il prete, del quale è in corso la causa di beatificazione, è già considerato un santo: «Tu sei già un santo, nostro contemporaneo, come padre Pio e Papa Giovanni Paolo II». Ed è per questo che sono innumerevoli le raccomandazioni che riguardano problemi di salute di persone care. «Caro Padre Puglisi ti prego per mio cugino che fra giorni affronterà un intervento… Mettici la tua mano e fa sì che tutti vada bene, dà la forza a mia cugina e ai suoi figli. Con amore, Giusy». «Ti prego, fa che lunedì negli esami non ci sia nulla di male, fallo per la mia bambina. Dammi la gioia di poterla crescere. Perdona i miei peccati», scrive un’ altra madre in ansia per la sorte della sua creatura. I ragazzi, e non solo, hanno a cuore la scuola. E per tutti c’ è sempre padre Pino: «Ti prego per l’ anno scolastico dei nostri ragazzi», scrivono i genitori che gli chiedono di vegliare affinché a scuola vada tutto bene. Gli studenti si rivolgono a lui per ricevere protezione, mentre gli confidano i loro sogni: «Ormai la scuola sta finendo e io sono prossimo agli esami di terza media. Ti prego di aiutarmi e sostenermi sempre, anche dopo l’ esame e fa che io possa uscire con un buon voto di licenza media perché così possa sempre essere di aiuto a tutte le persone del mondo e fa che possa esaudire il mio sogno: insegnare filosofia. Tvb» Don Puglisi, insomma, è ancora tra i suoi confratelli di Brancaccio. E loro gli raccontano tramite il quaderno quello che accade nel quartiere, così che sia sempre informato di tutto e possa vegliare: sulq quaderno sono annotati anche il cambio di guardia alla parrocchia e la nomina del nuovo presidente del centro Padre Nostro, l’ associazione che lo stesso aveva fondato poco prima di essere ucciso per sostenere i giovani e in genere il quartiere nella scelta di una strada diversa da quella dilagante dell’ illegalità. E non è un caso che sul quaderno trovino spazio anche delle vere e proprie confessioni, rese da parte di chi forse una volta ha sbagliato e oggi cerca il perdono: «Caro padre Puglisi, perché il mondo è così crudele e nessuno mi accetta come suo amico? Fa che tutti si convincano che io non sono un ladro. Prima o poi avrò giustizia? Tutti hanno sbagliato nei miei confronti, ci sto molto male che per queste voci mi abbiano privato del mio impiego più bello in parrocchia: l’ archivio. Ero sempre disponibile con le persone. Sai ogni volta mi viene in mente il primo certificato che ho fatto per una persona di Bari, la prima pratica matrimoniale (che bei tempi!) Essere trattato da ladro anche dalle persone che sono arrivate da poco nella comunità è bruttissimo. Però io spero di essere trattato come 6 anni fa. Non sai quanto è brutto sentirsi dire da un’ amica: “ti guardano tutti come se avessi fatto una rapina”. Sai che è brutto? Ora ti devo salutare, ti raccomando di pregare per me, padre Mario e padre Maurizio. Tvb», scrive Gabriele, che prima di incappare in una disavventura faceva il collaboratore parrocchiale. Lui spera di avere giustizia, «prima o poi» e nel frattempo si raccomanda al sacerdote ucciso. Ma sull’ album non ci sono solo i messaggi di chi abita a Brancaccio e spera nel cambiamento e in un futuro migliore. Su quelle pagine dove abitano i sogni del quartiere hanno voluto lasciare il segno anche tutte quelle persone che in questi anni sono passate a visitare la piccola chiesa diventata il simbolo dell’ opera di evangelizzazione di don Puglisi e del suo martirio. E sono state tante le comitive di seminaristi, di scout o di semplici turisti che hanno voluto lasciare su quei fogli la testimonianza del loro passaggio, per dire il loro personale grazie a don Pino e lo prendono ad esempio per le sfide che si trovano davanti nei luoghi dove vivono. – NICOLA MERENDINO

Caterina Altamore ricoverata

Caterina Altamore, maestra precaria da 14 anni, da sette giorni ha lasciato Palermo per proseguire la protesta contro i tagli del decreto Gelmini insieme ai suoi colleghi a Roma…

Caterina Altamore è stata ricoverata questo pomeriggio, alle 15, all’ospedale San Giovanni di Roma: i medici le stanno facendo la seconda flebo e non vogliono dimetterla. La docente precaria di Palermo da sette giorni è in sciopero della fame davanti a Montecitorio per protestare contro i tagli del decreto Gelmini. “Sette giorni di digiuno per lei, che ha problemi di salute, sono già troppi – dice a “Italos” Liella Stagno, docente precaria e amica di Caterina. Caterina ha chiamato la sua famiglia e anche me per rassicurarci, anche se è molto provata per il digiuno e lo stress di questi lunghi giorni in strada. Sarebbe ora che la smettessero sia lei che Giacomo”, conclude Liella Stagno.

Caterina Altamore, 37 anni, palermitana, sposata e con tre figli piccoli (il più grande ha fatto la comunione quest’anno), è affetta da una patologia che non le consentirebbe il digiuno. Risale al 30 agosto l’appello lanciato dal marito della docente al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedere il suo intervento sulla questione dei precari della scuola.

Lo stesso giorno in cui, prima della docente, anche Giacomo Russo, precario Ata palermitano, è stato ricoverato a Roma per un grave stato di disidratazione. Tuttavia, Russo, nonostante le condizioni di salute, ha deciso di lasciare l’ospedale e di raggiungere di nuovo i colleghi in sciopero davanti a Montecitorio.Sia Giacomo Russo che Caterina Altamore sono partiti venerdì scorso da Palermo, dove già dal 17 agosto si protesta per i tagli del personale scuola, per raggiungere i colleghi a Roma.

Serena Marotta
(2-9-2010)

Precari scuola: Ora patto con politici

In attesa che il ministro Gelmini accetti un confronto pubblico, Giacomo Russo e Caterina Altamore proseguono il digiuno davanti a Montecitorio. Intanto lanciano un’altra iniziativa…

Stamattina Giacomo Russo, lavoratore precario della scuola, è stato trasferito d’urgenza all’ospedale Santo Spirito di Roma, dove il medico ha riscontrato un grave stato di disidratazione. Nel pomeriggio le sue condizioni sono migliorate: «L’ho sentito al cellulare e stava un pochino meglio – racconta a “Italos” Liella Stagno, docente e amica di Russo-, ma invece di farsi fare gli esami necessari e riprendere ad alimentarsi, dopo aver fatto una semplice flebo, ha scelto di tornare al presidio di Roma mettendo in secondo piano la sua salute”.
Giacomo Russo e Caterina Altamore ormai da 5 giorni hanno lasciato Palermo per proseguire la protesta contro i tagli del decreto Gelmini davanti a Montecitorio. Continueranno lo sciopero della fame sino a quando il ministro Gelmini non accetterà un confronto pubblico. Una richiesta che ancora oggi è stata ricambiata con il silenzio. Nel frattempo, a Palermo, gli altri precari hanno occupato gli uffici del Csa.

Liella Stagno, in contatto con i suoi colleghi che si trovano a Roma, sta conducendo invece una battaglia sul web. Anche lei, docente disoccupata, lo scorso anno – nel periodo delle convocazioni – ha condiviso con Giacomo Russo e altri colleghi lo sciopero della fame: “Lo abbiamo interrotto – spiega l’insegnante – a seguito di promesse che sono rimaste ‘parole al vento’, a parte il contentino dei progetti regionali ancora non avviati e totalmente privi di garanzie”. E aggiunge: «Ero e resto disoccupata – e come me tanti miei colleghi – dopo aver dedicato anni alla formazione e al servizio degli alunni credendo nella mia professione di insegnante. Spero che i sacrifici che stanno facendo Caterina e Giacomo possano servire a qualcosa», conclude l’insegnante.

Serena Marotta
(31-8-2010)

Scuola, i precari protestano a Roma

Prima un sit-in davanti a Montecitorio. Poi i precari della scuola si sposteranno in viale Trastevere davanti al ministero dell’Istruzione…

Da piazza Politeama a Montecitorio: continua la protesta dei precari della scuola contro il decreto Gelmini. Hanno preso l’aereo stamattina, alle 8.30, da Palermo per raggiungere Roma. Ad attenderli, davanti alla Camera, altri insegnanti e tecnici della scuola di Roma e delle regioni del Sud. A rischio, a livello nazionale, ci sono circa 20 mila posti di lavoro.

Alcune decine di precari hanno partecipato al sit-in, mostrando degli striscioni con su scritto: «La scuola pubblica non si tocca, la difenderemo con la lotta» e ancora: «Tagli alla scuola: una truffa per tutti». In serata la protesta continuerà in viale Trastevere, davanti al ministero dell’Istruzione, dove un gruppo passerà la notte.

Tra i precari presenti nella Capitale, come già aveva annunciato ieri pomeriggio, c’è Giacomo Russo, Ata palermitano, che da dieci giorni ha iniziato lo sciopero della fame con altri suoi colleghi. A Roma con lui c’è anche Caterina Altamore, maestra precaria da 14 anni, che da oggi inizia il digiuno. L’intenzione è quella di proseguire ad oltranza: «fino a che il ministro Gelmini non accetterà un incontro pubblico e mi convincerà – precisa Russo – che la sua riforma farà bene alla scuola». È proprio la Sicilia la regione maggiormente penalizzata dalla riforma: a rischio ci sono oltre 4 mila posti di lavoro.

Serena Marotta
(27-8-2010)