Giornata della memoria
27 luglio 1835: nasce Giosuè Carducci
Giosuè Carducci nacque oggi – a Valdicastello, in Versilia, nel 1835. Trascorse l’adolescenza e l’infanzia a Bolgheri, nella Maremma pisana. Qui si formò il suo carattere fiero e intransigente, sdegnoso di viltà e compromessi.
Dopo aver frequentato le scuole degli Scolopi a Firenze ed essersi laureato in lettere alla Scuola normale di Pisa, insegnò prima nelle scuole medie, poi letteratura italiana all’Università di Bologna. Proprio a Bologna visse sino alla morte, avvenuta nel 1907. L’anno precedente, primo fra gli scrittori italiani, aveva ottenuto il premio Nobel per la letteratura.
Carducci rappresenta un nuovo aspetto della reazione al secondo Romanticismo, accanto a quella degli scapigliati e dei veristi, ma fu avversario, oltre che dei romantici, anche degli scapigliati e dei veristi. Le poesie del Carducci sono raccolte in sei volumi: Juvenilia, Levia Gravia, Giambi ed Epodi, Rime nuove, Odi barbare, Rime e Ritmi. Alle quali vanno aggiunte la Canzone di Legnano e il Parlamento.
Serena Marotta
Trs, il mio primo tg
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Palermo, fiaccolata a sostegno della magistratura
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http://www.italos.it/italia/cronache/palermo-cittadinanza-per-la-magistratura.html
"Caro don Pino, vorrei…" Lettere da Brancaccio
‘Caro don Pino, vorrei…’ Lettere da Brancaccio
Repubblica — 30 novembre 2008 pagina 1 sezione: PALERMO
Palermo, Festino di Santa Rosalia edizione 2010
Sono le 21,30, quando il carretto siciliano, lungo 9 metri e alto 6 metri e trenta, con le sponde decorate a mano e raffiguranti scene di vita della Santa, lascia via Matteo Bonello per raggiungere la Cattedrale. Sul carro però la statua della Santa, posta su un roseto alto 4 metri e arricchito di cristalli Swarovski, non è in vetro di Murano, come annunciato nei giorni scorsi. Si tratta di una copia realizzata in resina bianca, sostituita in corsa per evitare rischi durante il corteo.
Il carro trionfale è preceduto da 40 carri, che sfilano uno dietro l’altro lungo corso Vittorio Emanuele. Sui carretti ci sono le Rosalie: 40 ragazze palermitane, tra le quali Claudia Perna del Grande Fratello 2009, che lanciano petali di rose rosse sulla folla. Ad attendere la “Santuzza” davanti alla Cattedrale c’è la prima “cassa armonica”con la banda “Antonio Marinuzzi”, al posto del tradizionale “Viva Palermo e Santa Rosalia” gridato dal sindaco Diego Cammarata, che per il secondo anno non ha partecipato al corteo. La seconda invece è allestita a Porta Felice con la banda “Vella”.
Intanto, mentre alla Cattedrale c’è chi festeggia la patrona, poco distante, ai Quattro Canti c’è chi protesta per la mancanza di una casa. I senzatetto mostrano un cartello: “AAA cercasi sindaco almeno per il Festino”. Tuttavia, non hanno impedito il passaggio dei carri, limitandosi ad “accoglierli” con i fischi. Intanto, cercavano Il sindaco Cammarata e hanno trovato Daverio: dai fischi si è passati agli insulti tra una senzatetto e il direttore artistico. Teatro delle lite verbale Porta Felice, poco dopo il passaggio del carro trionfale. E’ mezzanotte. La festa popolare si è conclusa alla Marina con i giochi pirotecnici. Oggi, alle 19, si terrà la processione per le vie del centro storico.
Razza, sangue e un programma di guerra: «Mein Kampf»
14 giugno 1940. Le truppe tedesche occupano la Polonia: nasce il campo di Auschwitz
Sulla razza e sul sangue, si concentra il programma di guerra dell’uomo che ha compiuto i peggiori crimini contro l’umanità: Adolf Hitler. Un programma di guerra (più che una concezione politica) contenuto in un libro intitolato “Mein Kampf” (La mia battaglia) e scritto da Hitler durante i suoi anni di prigionia.[1]
Si tratta di un’opera in due volumi che racchiude la missione di tutta la sua vita: far trionfare, contro tutte le leggi false e artificiali, una legge naturale e sacra: quella della comunanza del sangue.
Hitler mira alla realizzazione di «una razza germanica pura», a preservarne la purezza del sangue, attraverso il controllo delle nascite e dei matrimoni. È nel sangue che risiede la forza o la debolezza dell’uomo, secondo il dittatore. La razza ariana ha dunque il ruolo di civilizzare il mondo e di dominarlo.
Hitler vede lo Stato come uno strumento, un “contenitore”, che ha una duplice funzione: all’interno, lo scopo è di riunirli, di proteggerli e farli arrivare al dominio. Lo Stato dovrà dunque vegliare affinché cessi ogni nuovo incrocio razziale.
Per adempiere all’interno alla sua missione, lo Stato ha due mezzi: la propaganda e l’educazione rivolta agli individui. La propaganda deve rivolgersi alle masse, deve essere efficace: non si indirizza al cervello, ma ai sentimenti della folla.
Poi c’è l’educazione: lo Stato razzista si preoccupa poco di far entrare la scienza nei cervelli. Prima corpi perfettamente sani, poi la formazione del carattere (sviluppo della forza di volontà e capacità di decisione), infine la cultura delle facoltà intellettuali. È di combattenti che il Reich ha bisogno, non di intellettuali. Una sola idea dovrà essere fissata nei giovani cervelli, l’idea-madre, quella della razza. Alla fine dell’educazione sarà consegnato al giovane tedesco un diploma di cittadino del Reich.
All’esterno, la missione dello Stato è quella di conquistare lo spazio necessario alla vita e alla dominazione naturale della razza ariana. È necessario isolare la Francia, il nemico della Germania. Compagni d’arme sono l’Italia e l’Inghilterra. Questo spazio da conquistare è a Est, è la Russia.
Da questo pensiero prende vita quella che dal 1940 diventerà una gigantesca fabbrica della morte: Auschwitz, il campo di sterminio e di concentramento centrale del Terzo Reich dove troveranno la morte ebrei, zingari e prigionieri di guerra sovietici.
[1] Allora capo del partito nazionalsocialista, fu arrestato nel 1923 per aver tentato un colpo di stato. Nominato nel 1933 cancelliere del Reich, poi diventato Führer della Germania dal 1934 al 1945.
QUEL 10 GIUGNO PIÙ PIACEVOLE DA RICORDARE…
10 giugno 1966. John Lennon mette a punto la tecnica del nastro suonato al contrario: la canzone è Rain dei Beatles.
Ecco il testo:
If the rain comes they run and hide their heads
They might as well be dead
If the rain comes, if the rain comes
When the sun shines they slip into the shade
(When the sun shines down)
And drink their lemonade
(When the sun shines down)
When the sun shines, when the sun shines
Rain, I don’t mind
Shine, the weather’s fine
I can show you that when it starts to rain
(When the rain comes down)
Everything’s the same
(When the rain comes down)
I can show you, I can show you
Rain, I don’t mind
Shine, the weather’s fine
Can you hear me, that when it rains and shines
(When it rains and shines)
It’s just a state of mind?
(When it rains and shines)
Can you hear me, can you hear me?
Sdaeh rieht edih dna nur yeht semoc niar eht fI
(Rain)
(Rain)
10 GIUGNO 1940
Mussolini dichiara guerra a Gran Bretagna e Francia
Attratto dal “bottino” facile, convinto che si sarebbe trovato seduto al tavolo delle trattative di pace, il 10 giugno 1940, Mussolini decide di abbandonare “la non belligeranza”: l’Italia entra in guerra.